Pubblicato nel 1843 per l’editore Méline di Bruxelles (poi ristampato in una quantità innumerevole di edizioni), il libro Del primato morale e civile degli Italiani rappresentò il vero esordio di Gioberti nel dibattito politico nazionale. Il successo dell’opera fu immediato e per molti versi inatteso, tale da sorprendere lo stesso autore, che in effetti aveva pro-gettato, intorno all’estate del 1842, «un’operetta di non molte pagine» (Gioberti 1927-1936, vol. 4, p. 121) dedicata alla figura del Papa: «operetta» che, nel giro di pochi mesi, crebbe in maniera incontrollata, caricandosi di temi e suggestioni non previsti. Dal gennaio, quando Méline avviò la stampa del volume, fino al maggio, quando la stesura venne completata, la scrittura procedette parallelamente all’allestimento tipografico, pagina dopo pagina. Questo fatto, attestato dall’epistolario giobertiano, può aiutare a comprendere lo stile disarmonico e a tratti indigesto del libro, che non nacque da un disegno lineare e opportunamente meditato, ma dalla successiva stratificazione e inserzione di motivi diversi, che via via si unirono al piano originario. In primo luogo spiccava il principio del «primato» italiano, che derivava dalla precedente ricerca filosofica (se ne trovano cenni già nei frammenti del 1820 e del 1821, con riferimento a Leibniz e a Vico) e che discendeva dalla teoria metafisica dei «primi» e dalla definizione del rapporto tra religione e civiltà moderna: un principio che nell’opera del 1843 riceveva tuttavia uno svolgimento inedito, attraverso quel metodo dell’«archeologia politica della nazione» (Gioberti 1919, vol. 1, p. 187), della ricerca sull’archaios, sull’antico, che permetteva all’autore di evidenziare la grandezza nazionale e le ragioni della sua attuale decadenza. A questo sfondo metafisico si era aggiunta, intorno al 1840-1841, l’idea della confederazione dei quattro Stati, cioè il motivo federalista, che aveva notevoli precedenti nel pensiero politico italiano (da Filangieri a Luigi Angeloni, ben conosciuto e citato da Gioberti) e che permetteva di respingere la linea «unitaria» dei democratici. Infine, non prima dell’estate o dell’autunno del 1842, era comparso l’ultimo e più controverso tassello, quello relativo alla presidenza papale, che colpì maggiormente l’immaginazione dei lettori e che restò, negli anni successivi, il centro di revisioni, critiche e autocritiche.

Vincenzo Gioberti. Dal liberalismo eclettico alla democrazia moderna / Mustè, Marcello. - In: COSMOPOLIS. - ISSN 1828-9231. - XVIII:1(2021), pp. 1-10.

Vincenzo Gioberti. Dal liberalismo eclettico alla democrazia moderna

Mustè, Marcello
2021

Abstract

Pubblicato nel 1843 per l’editore Méline di Bruxelles (poi ristampato in una quantità innumerevole di edizioni), il libro Del primato morale e civile degli Italiani rappresentò il vero esordio di Gioberti nel dibattito politico nazionale. Il successo dell’opera fu immediato e per molti versi inatteso, tale da sorprendere lo stesso autore, che in effetti aveva pro-gettato, intorno all’estate del 1842, «un’operetta di non molte pagine» (Gioberti 1927-1936, vol. 4, p. 121) dedicata alla figura del Papa: «operetta» che, nel giro di pochi mesi, crebbe in maniera incontrollata, caricandosi di temi e suggestioni non previsti. Dal gennaio, quando Méline avviò la stampa del volume, fino al maggio, quando la stesura venne completata, la scrittura procedette parallelamente all’allestimento tipografico, pagina dopo pagina. Questo fatto, attestato dall’epistolario giobertiano, può aiutare a comprendere lo stile disarmonico e a tratti indigesto del libro, che non nacque da un disegno lineare e opportunamente meditato, ma dalla successiva stratificazione e inserzione di motivi diversi, che via via si unirono al piano originario. In primo luogo spiccava il principio del «primato» italiano, che derivava dalla precedente ricerca filosofica (se ne trovano cenni già nei frammenti del 1820 e del 1821, con riferimento a Leibniz e a Vico) e che discendeva dalla teoria metafisica dei «primi» e dalla definizione del rapporto tra religione e civiltà moderna: un principio che nell’opera del 1843 riceveva tuttavia uno svolgimento inedito, attraverso quel metodo dell’«archeologia politica della nazione» (Gioberti 1919, vol. 1, p. 187), della ricerca sull’archaios, sull’antico, che permetteva all’autore di evidenziare la grandezza nazionale e le ragioni della sua attuale decadenza. A questo sfondo metafisico si era aggiunta, intorno al 1840-1841, l’idea della confederazione dei quattro Stati, cioè il motivo federalista, che aveva notevoli precedenti nel pensiero politico italiano (da Filangieri a Luigi Angeloni, ben conosciuto e citato da Gioberti) e che permetteva di respingere la linea «unitaria» dei democratici. Infine, non prima dell’estate o dell’autunno del 1842, era comparso l’ultimo e più controverso tassello, quello relativo alla presidenza papale, che colpì maggiormente l’immaginazione dei lettori e che restò, negli anni successivi, il centro di revisioni, critiche e autocritiche.
2021
Vincenzo Gioberti; liberalismo; democrazia; egemonia
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Vincenzo Gioberti. Dal liberalismo eclettico alla democrazia moderna / Mustè, Marcello. - In: COSMOPOLIS. - ISSN 1828-9231. - XVIII:1(2021), pp. 1-10.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1598905
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